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Il disavanzo cumulato, per gli anni 2007-2011, in Sicilia è pari a 1.166 milioni di euro ma in questi ultimi anni, la Sicilia ha avviato un tentativo di percorso di riforma del proprio sistema sanitario regionale, a seguito, dapprima, dell’adozione nell’anno 2007 del Piano di rientro, sottoscritto il 31 luglio 2007 e, dopo, del “Programma Operativo 2010-2012”. Elementi fondamentali di tale percorso sono rappresentati:dalla riorganizzazione strutturale della aziende sanitarie ed ospedaliere; dal controllo più stringente sui privati accreditati e sui professionisti; dall’ampliamento delle cure di territorio con  la contemporanea riduzione dell’area di “ospedalità”.

L’analisi dei risultati reddituali delle singole aziende sanitarie della Regione (e di quest’ultima per la parte di sua esclusiva competenza), evidenzia 12 aziende con risultato positivo per complessivi 8,961 milioni e 7 aziende con risultato negativo per complessivi 33.988, per un totale  netto di perdita complessiva di 25.027 milioni. Ciò che si rileva è la perdurante situazione di perdita sofferta dalle più grandi aziende sanitarie regionali, in particolare l’ASP di Messina (-17,416, pari al 51,24% delle globali perdite del sistema regionale), quella di Catania (-6,485, pari al 19,08% del totale perdite) e quella di Siracusa (-4,265, pari al 12,55% delle perdite totali), l’AUOP V.E. di Catania (-2,376) e l’Arnas Civico di Palermo ( -2,216). In particolare, per quanto concerne l’ASP di Catania, rilevante incidenza nel risultato negativo hanno gli interessi passivi (circa 8 milioni di euro) che vengono sostenuti per acquisire finanziamenti bancari (anticipazioni) per far fronte al pagamento dei fornitori, visti i cronici ritardi con i quali la Regione siciliana provvede all’erogazione delle somme.  

Particolare attenzione merita, però, l’elevato “effetto annuncio” utilizzato dalla precedente governance sanitaria regionale, rispetto ai risultati effettivamente raggiunti, in luogo, pertanto, di quelli solo annunciati e sempre in fase di dichiarato miglioramento, rispetto ai tempi di verifica, di controllo, di confronto, con i risultati delle altre realtà sanitarie regionali.
In particolare, l’ammontare dei crediti vantati dalle aziende sanitarie regionali verso la Regione per perdite da coprire è di circa 1.219 milioni, somma questa coperta dalla Regione, con riferimento agli anni 2005, per euro 747 milioni e precedenti, mentre restano da saldare ulteriori 472 milioni per gli anni 2006-2011.

I tempi medi di pagamento sono pari a circa 288 giorni, all’interno di un range  che va da un minimo di 127 giorni, ad un massimo valore di 880 giorni. In base ai dati Assobiomedica, nel primo trimestre 2012, tali dati continuano ad aumentare, in Sicilia si è a 294 giorni  medi. La posizione debitoria verso gli istituti tesorieri, al 31.12.2011, segna un valore complessivo di 1.092 milioni (+5,25%), pari al 25% del debito complessivo.

Gli elementi di criticità che ancora vengono riscontrati, dai tavoli ministeriali e da altri Osservatori, in riferimento alla piena attuazione del Programma operativo 2010-2012, e che sono ancora oggi causa della mancata integrale erogazione alla Regione delle risorse da parte dello Stato, riguardano le politiche di assunzione/reclutamento del personale/mobilità/rideterminazione delle dotazioni organiche; attuazione della rete ospedaliera, processo di riordino del sistema di emergenza urgenza, assistenza territoriale residenziale e domiciliare, liste di attesa, mobilità.

In particolare, le risorse umane coinvolte nel sistema sanitario regionale sono pari 50.000 unità (32.581 del ruolo sanitario), con un costo complessivo di circa 3 miliardi (35% del costo complessivo). Nel corso dell’ultimo anno si è avuta una diminuzione di circa 500 unità. I soggetti che operano nell’ambito dell’emergenza urgenza (118), a seguito delle assunzioni avvenute nel 2006 (1440 dipendenti), oltre a quelli già in servizio, sono pari a circa 3000 unità. L’ex assessore alla sanità, di recente, ha disposto il blocco delle assunzioni, nonostante le numerose procedure selettive già indette anche a ridosso delle recenti tornate elettorali regionali. Ciò nonostante le aziende sanitarie hanno bandito, tra gli altri, concorsi per incarichi quinquennali nell’ASP di Catania (radiodiagnostica, neuropsichiatria e Psichiatria), nell’ASP di Enna (Dermatologia e Medicina di accettazione e d’urgenza), nell’ospedale Umberto I di Enna (laboratorio di sanità pubblica, radiologia e dipendenze patologiche), nell’ASP di Caltanissetta (Chirurgia d’accettazione e d’urgenza, Urologia), nell’ASP di Palermo, (Direttore medico di Villa delle Ginestre).

Si segnala, infine, come vengano assegnati altri 2,6 milioni per i rimborsi del personale delle aziende sanitarie, in posizione di comando presso l’assessorato, sempre a carico del bilancio regionale.

Il processo di riordino del sistema regionale di emergenza ed urgenza è stato oggetto di uno specifico filone di inchiesta condotta dalla Commissione, che ha evidenziato alcune criticità in ambito ospedaliero, relativamente alle reti assistenziali dell’emergenza ad alta complessità, come la rete cardiologia, per il trauma ed ictus. A tal proposito, si ricorda che persiste una problematica relativa all’assorbimento di circa 400 autisti soccorritori che dovrebbero transitare nelle aziende sanitarie regionali e che  tuttavia ancora necessitano di idonea formazione specifica. Infine, si segnalano il rilevante contenzioso ancora in essere tra la Regione e la CRI, pari a circa  40 milioni di euro, a  seguito di un decreto ingiuntivo della CRI nazionale, nonché un contenzioso tra la Regione e la SISE per circa 49 milioni. Il personale che lavora alla SEUS è stato assunto senza concorso a condizione di rinunciare allo straordinario maturato alle dipendenze della CRI, in cambio di un contratto full time. I 3 mila e 34 autisti soccorritori (oltre a 250 amministrativi), che mantengono attive 260 ambulanze, si sono rivelati in esubero: 400 dovranno quindi essere utilizzati in altre mansioni. E ‘ da sottolineare che oggi il costo del servizio è maggiore del 25% (22 milioni di euro) rispetto a quanto costava prima con la CRI.

Troppo poco, rispetto agli annunci è stato fatto sul fronte dell’Assistenza territoriale residenziale e domiciliare  Al 31 dicembre 2011, la Regione aveva attivato, 14 PTA, in luogo dei 29 previsti.

Vengono evidenziate criticità relativamente alle seguenti realtà sanitarie: Fondazione Maugeri, Ismett, Fondazione San Raffaele-Giglio e Istituto Rizzoli di Bagheria. Inoltre si sottolinea, per quanto riguarda la salute mentale, il mancato recepimento dell’accordo Stato-Regioni inerente “le raccomandazioni in merito all’applicazione di accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori per malattia mentale” e la mancanza di un cronoprogramma puntuale per il raggiungimento degli obiettivi. In definitiva, l’obiettivo di completamento del processo di riconversione delle case di cura psichiatriche risulta essere ancora in fase di attuazione.

I costi operativi crescono di 1,25%, rispetto al 2010, con un valore assoluto di 106 milioni di euro. Ulteriori criticità riveste la spesa per acquisto di beni e servizi, il cui valore complessivo è salito nel 2011 dell’8,37% rispetto al 2010, con un’inversione di tendenza rispetto al decremento del 3,49% del 2010 sul 2009. All’interno di tale voce aggregata, l’incremento dell’acquisto dei beni è stato pari al 6,15%, in misura molto superiore alla media nazionale (2,4%). I costi dei servizi ritornano a crescere nel 2011, con un incremento del 3,81%. All’interno di questa voce i servizi non sanitari esternalizzati hanno subito un incremento del 10,03%.

Sulla base dei conti consolidati rilevati dal NSIS (Sistema informativo sanitario), nella media del triennio 2008-2010, la spesa sanitaria pro capite sostenuta in favore dei residenti in Sicilia è stata pari a 1.725 euro, inferiore alla media delle RSS e a quella italiana (rispettivamente 1.833 e 1.838 euro), anche al netto del saldo relativo alla mobilità interregionale, nonché ponderando per età e incidenza delle malattie croniche; nello stesso periodo la spesa complessiva è aumentata in media dello 0,5% annuo, un tasso inferiore alla media delle RSS e del Pese (2,1%).

Si è rilevato un incremento del costo dei prodotti farmaceutici delle aziende di 15,6 milioni rispetto al dato programmato 2011. In base ai dati OSMED, relativamente ai primi nove mesi del 2011, la spesa farmaceutica lorda pro capite per i farmaci di classe A-SSN (rimborsati dal sistema sanitario) in Sicilia è risultata pari a 195,6 (livello più elevato in Italia) a fronte di una media nazionale pari a 154,6 euro. Il rapporto annuale Federfarma per il 2011 evidenzia un incremento del numero di prescrizioni, ma una diminuzione della spesa per i farmaci. Nell’isola sono state prescritte 57.839.468 ricette (quasi un milione in più rispetto al 2010) e con un incremento del 14% in cinque anni. Tuttavia si è avuta una riduzione del 23,8% del costo, passato da 1,055463 miliardo del 2010 a 994.528.000 euro del 2011. Desta preoccupazione l’incremento della spesa farmaceutica ospedaliera, che continua a sforare il tetto di spesa.

Nel 2011 l’assessorato regionale alla salute aveva emanato il decreto per governare i tempi d’attesa di visite  ed esami. Ad oggi le liste d’attesa continuano ad essere molto lunghe. Si mantiene su valori molto elevati anche la mobilità passiva, come affermato dalla Corte dei Conti, nell’ultimo Giudizio di parificazione si mantiene su valori ancora molto elevati. I dati, riferiti al 2010, mostrano nel 2012 un aumento dei ricoveri fuori Regione pari a + 874 ricoveri (dai 55.849 ai 56.723 del 2010). Si è verificato, rispetto al trend di progressiva riduzione della mobilità passiva, registrato dal 2003,  nel 2010, un + 1,56%, rispetto al 2009. Nel 2011 la mobilità passiva è rimasta quasi uguale a quella del 2010, pari a 235 milioni di euro, ossia 3 milioni in meno rispetto all’anno scorso. Si evidenzia un netto divario tra l’indice di fuga, ancora alto, e l’indice di attrazione. La media dei valori finanziari della mobilità passiva dal 2003, è intorno a 164 milioni annui. Significativi i dati relativi alla mobilità passiva verso la Regione Lombardia. Nel 2012 sono state effettuate prestazioni sanitarie nelle strutture lombarde per 92,3 milioni di euro, relativamente a 910.179 prestazioni.

Ancora in via di soluzione la gestione del CUP – Centro Unico Prenotazioni del Sistema Sanitario Regionale siciliano, progetto ha avuto un lungo periodo di stallo, originatosi dalla messa in liquidazione della società regionale preposta all’attivazione tecnica del progetto, la Sicilia e-Servizi. Procede invece la riorganizzazione dei punti nascita. 27 sono stati quelli soppressi, perché non raggiungevano lo standard di 500 parti all’anno, conformemente alle prescrizioni emanate con decreto assessoriale del gennaio 2012, che prevede, a regime, un numero di 1000 parti l’anno, nell’arco del triennio. La rete del parto è stata riorganizzata in 15 punti nascita di secondo livello (strutture con una media di 1500 parti l’anno) dotate di UTIN, rianimazione e pediatria, e 27 reparti di primo livello (con uno standard tra 500 e 1000 parti), con minori servizi, ma dotate del trasporto materno e neonatale, per eventuali trasferimenti in un ospedale di secondo livello.

Infine, non si può non porre l’accento su un fatto di particolare gravità, ovvero la governance apicale delle aziende sanitarie regionali. Su 17 direttori generali delle aziende sanitarie nominati, tre sono stati rimossi, due si sono dimessi e sei sono stati bocciati; in totale, dunque, per ben  11 su 17 direttori nominati, il giudizio non è stato positivo. Questo punto è di rilevante gravità, poiché i soggetti sono stati scelti, direttamente, dal Governo regionale, dall’Assessore e i risultati sono stati valutati dall’Agenas, soggetto terzo su dati e mancati obiettivi raggiunti.

Di Remo12

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