In particolare, sono venute ad aggravarsi criticità nel funzionamento dei servizi di emergenza e urgenza, sia in riferimento all’utilizzo dei c.d. medici a gettone, sia, più in generale, in relazione alla disponibilità di risorse professionali per garantire il funzionamento di una componente cruciale del sistema di assistenza.
Al 31 dicembre 202017, operavano in Italia, nella Medicina Emergenza-Urgenza, presso le strutture pubbliche 5.043 medici e 488 medici presso le strutture private18, per un totale complessivo di 5.531
medici, in diminuzione dello 0,75 per cento rispetto al 2019 (5.573).
Guardando all’intero sistema, articolato nella sua componente territoriale (Centrali Operative 118,
mezzi dell’emergenza territoriale) e nella rete di strutture dell’emergenza funzionalmente differenziate in Punti di Primo Intervento, Pronto Soccorsi Ospedalieri, Dipartimenti di Emergenza- Urgenza-Accettazione (DEA) di I o di II livello, date le visite garantite annualmente e i tempi medi necessari per una singola visita, mancherebbero – secondo quanto calcolato da Simeu (Società italiana di medicina di emergenza e urgenza) – circa mille medici, considerando oltre a quelli a tempo indeterminato quelli precari (circa 1.500).
Una carenza cui però non sembra si riesca a sopperire neanche aumentando i posti a concorso per la specializzazione specifica: alla carenza strutturale va associata, infatti, la riduzione di interesse dei neolaureati per questa disciplina, per il maggior carico di lavoro rispetto alle altre specializzazioni, per gli orari di lavoro particolarmente pesanti, per le aggressioni aumentate negli ultimi anni in Pronto Soccorso e per la retribuzione considerata insoddisfacente20. Dal confronto tra i posti messi a bando e quelli assegnati nel concorso di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione di Area sanitaria21, per l’a.a. 2021/2022, è risultato che il 50 per cento di quelli relativi alla Medicina di emergenza-urgenza (pronto soccorso) non sono stati assegnati; degli 866 contratti di formazione posti a concorso, ne sono stati attribuiti soltanto.
Lo stesso fenomeno, d’altra parte, era stato riscontrato anche nel precedente anno accademico: su 1.077 borse per lavorare in Pronto Soccorso, ben 456 erano rimaste vacanti (il 42 per cento). Ciò, in quanto i neo-laureati ambiscono a specializzazioni più spendibili sul mercato privato (cardiologia, dermatologia, oculistica, chirurgia plastica, ecc. per le quali, invece, tutti i posti sono stati assegnati), allontanandosi da quelle considerate più gravose e rischiose.
Sempre più spesso gli ospedali per sopperire alla carenza di personale e garantire il servizio di Pronto soccorso ricorrono a cooperative esterne, che forniscono medici e infermieri, con costi decisamente più alti rispetto alle retribuzioni pubbliche. I dati al momento disponibili sul fenomeno sono ancora limitati.
Carenza di Medici e Carenza di Specialisti dell’Emergenza Urgenza che non vogliono piu’ scegliere questa specializzazione di frontiera.
Aggressioni, Denunce continue, Prestazioni inutili che vengono eseguite perche’ il Pronto soccorso rappresenta la valvola di sfogo della mancata asssitenza territoriale e di medicina generale non fanno che aumentare aqnche le prestazioni radiologiche di Tc con aumento di radiazione alla popolazione.
Prestazioni che vengono eseguite al solo scopo di praticare Medicina Difensiva.
Una situazione ormai all’armante che diventera’ disastrosa con il fallimento che si vede all’orizonte del PNNR Missione 6 Case e Ospedali di Comunità.
Io credo che il Ministro ed il Governo debbano al piu’ presto fare qualcosa altrimenti il fallimento sarà totale.