Negli ultimi anni, il reclutamento di medici è diventato sempre più arduo, specialmente nelle grandi città dove i costi delle abitazioni diventano impraticabile. Le graduatorie a tempo indeterminato, un tempo fonte sicura di assunzioni, sono ormai quasi inaccessibili per chi lavora in zone ad alto costo.
Questa situazione crea un circolo vizioso che rende difficile attrarre e mantenere personale medico qualificato.
Disporre di un parco tecnologico all’avanguardia può certamente aiutare ad attrarre giovani medici. Le attrezzature moderne e le tecnologie avanzate offrono un ambiente di lavoro stimolante e all’avanguardia, che può essere un forte incentivo per i neolaureati. Tuttavia, non basta. La tecnologia da sola non può risolvere i problemi strutturali che affliggono il sistema sanitario nelle aree periferiche.
Un altro aspetto fondamentale è offrire prospettive di carriera chiare e promettenti. Le possibilità di avanzamento professionale, come la progressione a Unità Operative Semplici (UOS), Unità Operative Semplici Dipartimentali (UOSD) e Unità Operative Complesse (UOC), sono spesso lente e incerte. Questo rallentamento nella progressione di carriera può scoraggiare molti giovani medici, che cercano opportunità più dinamiche e immediate.
Di fronte a queste difficoltà, molti medici scelgono di lavorare con un contratto a partita IVA. Questo tipo di rapporto di lavoro offre maggiore flessibilità e, spesso, migliori condizioni economiche rispetto ai contratti tradizionali del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Tuttavia, questa scelta comporta anche instabilità e mancanza di tutele che un contratto a tempo indeterminato potrebbe offrire.
Alcune specializzazioni mediche sono particolarmente colpite da questa crisi di reclutamento. Medicina legale, radiologia, ginecologia, malattie infettive, anestesia e chirurgia vascolare sono solo alcune delle aree che faticano a trovare personale. Questa carenza mette a rischio non solo il funzionamento delle strutture sanitarie, ma anche la qualità dell’assistenza offerta ai pazienti. Questo avviene inoltre per attività ad alto rischio di contenzioso.
Nelle province, la situazione è particolarmente critica. I medici sono costretti a coprire turni mattina, pomeriggio e notte per garantire la continuità dell’assistenza. Nonostante le possibilità di assunzione ci siano, la difficoltà nel trovare candidati disponibili rende il carico di lavoro insostenibile per i pochi medici in servizio.
Per coloro che hanno iniziato la carriera negli anni ’60, come il gruppo del 1966, la situazione appare paradossale. Un tempo si doveva aspettare in fila per ottenere un posto di lavoro, mentre ora si è in attesa che le nuove leve rispondano alle offerte di lavoro. Questo cambiamento radicale richiede una riflessione profonda e interventi strutturali per evitare che il sistema sanitario periferico collassi.
In conclusione, il problema del reclutamento dei medici in provincia è complesso e multifattoriale. È necessario un approccio integrato che preveda investimenti tecnologici, ma anche riforme nelle modalità di avanzamento di carriera e nelle condizioni contrattuali. Solo così si potrà garantire un futuro sostenibile e di qualità per il sistema sanitario nelle aree periferiche.
Lo stesso discorso dicasi per tutto il personale Sanitario non Medico ad alta specializzazione (Infermieri, Tecnici, Fisioterapisti, etc etc).
Siamo quasi ad un punto di rottura e di non ritorno