La sanità italiana è in una fase di emergenza critica: mancano medici, infermieri e strutture adeguate, mentre la mobilità sanitaria continua a evidenziare un paese diviso tra chi si cura a casa e chi è costretto a spostarsi in altre regioni per ottenere cure migliori.
Carenza di Personale Medico e Strutture
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) soffre di una grave carenza di personale medico e infermieristico, che peggiora di anno in anno. I medici di medicina generale, essenziali per il primo presidio sul territorio, sono sempre meno. Un medico di medicina generale può arrivare ad avere fino a 1.500 assistiti, ma in molte regioni il 50% dei medici supera questo numero. In Lombardia, ad esempio, il 71% dei medici ha oltre 1.500 pazienti, seguita da Bolzano, Veneto, Valle d’Aosta, Trento e Campania. L’Emilia Romagna si attesta appena sopra il 50%, mentre Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sardegna, Marche, Toscana, Liguria e Lazio si avvicinano a questa soglia.
La situazione futura non è più rosea: entro il 2026 si prevede una diminuzione di 135 unità di medici di medicina generale rispetto al 2022, con le regioni del sud particolarmente colpite. Campania, Lazio e Puglia perderanno rispettivamente 384, 231 e 175 medici, mentre Emilia Romagna, Veneto e Lombardia avranno un saldo positivo di 170, 183 e 328 medici.
Anche i Pronto Soccorso sono in crisi: nel 2023 mancavano 4.000 medici di emergenza-urgenza. Inoltre, 1.033 medici hanno lasciato i PS, a fronte di 567 nuovi ingressi, portando a una sostituzione insufficiente. Per coprire i turni, si ricorre a contratti atipici, medici di altri reparti, specializzandi e cooperative. Questa situazione ha portato 300.000 persone a dover aspettare tre giorni prima di ottenere un posto letto.
Infermieri e Strutture Ospedaliere
La carenza di infermieri è un altro problema critico: l’Italia ha una media di 6,2 infermieri per 1.000 abitanti, ben al di sotto della media OCSE di 9,9. Le regioni del nord, come Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Liguria, hanno più infermieri, mentre Calabria, Sicilia e Campania registrano i numeri più bassi.
Dal 2004 al 2021, il numero di strutture ospedaliere in Italia è diminuito del 19%, passando da 1.296 a 1.051. La diminuzione dei posti letto in degenza ordinaria è stata del 10%, con Molise e Calabria che segnano le peggiori performance.
Mobilità Sanitaria: un Paese Diviso
La disparità tra le regioni italiane è evidente anche nella mobilità sanitaria. Molti cittadini scelgono di curarsi in una regione diversa dalla propria, soprattutto dal sud al nord. Secondo i dati AGENAS, dal 2017 al 2022 la mobilità dei ricoveri ha registrato un saldo di quasi 3 miliardi di euro all’anno. Le regioni che ne hanno beneficiato maggiormente sono Lombardia ed Emilia-Romagna, con saldi attivi di 362 e 337 milioni di euro rispettivamente, seguite da Veneto, Toscana, Piemonte, Molise e Trento. Al contrario, Campania, Calabria e Sicilia hanno registrato saldi negativi.
Il Molise detiene il primato per la mobilità passiva con un indice di fuga del 38%, seguito da Basilicata e Calabria. Questa situazione mette a rischio l’uguaglianza nell’accesso alla salute, con il sud che diventa sempre più dipendente dal nord per le cure mediche.
Autonomia Differenziata e Impatto sul SSN
L’attuazione delle autonomie differenziate in sanità, iniziata nel 2017 e approdata in Commissione Affari Costituzionali nel 2023, rischia di accentuare ulteriormente le disuguaglianze tra nord e sud. Le regioni del nord, già più ricche e con migliori servizi, potrebbero distanziarsi ancora di più dal sud, creando 20 diverse politiche di rimborso e aumentando le difficoltà di accesso ai farmaci e alle cure per i cittadini delle regioni meno avvantaggiate.
Conclusione
La sanità italiana è a un bivio. La carenza di medici, infermieri e strutture, insieme alla crescente mobilità sanitaria, evidenzia un sistema in crisi. Le decisioni politiche future, come l’autonomia differenziata, potrebbero aggravare le disuguaglianze, rendendo urgente un intervento per garantire un accesso equo e tempestivo alle cure per tutti i cittadini italiani.